She and her cat
Testi critici e recensioni
Donne di tutte le culture
di Claudio Landi
Giornalista – Radio Radicale
Novembre 2023
Donne e il loro gatto.
Gatti, non gatti ‘qualunque’, ma gatti neri, gatti magici.
Dunque donne con poteri magici… streghe si sarebbe detto ai tempi delle persecuzioni, ieri come oggi…
I quadri di Virginia, di questa nuova e innovativa fase artistica di Virginia, sono rappresentazioni di donne un po’ streghe di tutte le culture, di tutti i mondi, oppresse, perseguitate da mentalità e strutture sociali dogmatiche di tutte le specie.
Il gatto nero dai poteri magici potremo dire che è un’allegoria, l’allegoria dell’irriducibilità della donna, del potere e del ruolo delle donne. Quella irriducibilità che tanto infastidisce i mondi autoritari, tutti i mondi autoritari, in particolare quelli travestiti da sacri crociati dei ‘valori’, quella irriducibilità che potrebbe essere l’unica possibilità di salvezza dell’umanità da se stessa.
Guardare i quadri di Virginia
di Bernardo Cervellera
Missionario del Pime a Hong Kong
Ottobre 2023
Guardare i quadri di Virginia Aloisio è come tuffarsi nell’universo femminile: ogni figura manifesta un modo di essere donna.
Le figure sono accompagnate da oggetti o animali che rafforzano il messaggio: vi è la donna matura come un’arancia; aspra come un limone; delicata come un fiorellino, piccante come un peperoncino, sorniona come un gatto, fatale ed esotica come un pappagallo…
Le figure sono come dipinte su un manifesto, con ampie pennellate di colori, che ricordano l’espressionismo di Matisse. A sole due dimensioni, senza prospettiva, sembrano vibrare nell’aria, leggere e fragili, quasi come nei ritratti di Modigliani.
Innumerevoli sono anche i simboli religiosi: cuori trafitti, corone di spine, palme (del martirio?)… quasi a rivelare che la storia di Dio sulla terra e quella della donna sono intrecciate.
La maggior parte dei quadri rappresenta figure di donne solitarie, ma vi è qualche eccezione. In particolare vi è una delicata maternità, una donna che si piega sul bambino in grembo. I colori del quadro sono teneri, quasi dei pastelli, diversi dagli altri, con colori più ruggenti: è come se la maternità fosse un’oasi, un momento di respiro e di sollievo, di dolcezza nella durezza delle cose quotidiane.
La donna, diceva Mao Zedong, è “l’altra metà del cielo” e per questo, i quadri di Virginia dicono qualcosa del mondo. La Bibbia dice che la donna “è carne della mia carne” e così, a ognuno che guarda questi quadri viene rivelato un po’ sé stesso.
Due donne in mostra a Roma per raccontare la voglia di cambiare
di Anna Laura Bussa
Giornalista ANSA
Giugno 2023
Due donne, amiche da una vita, con una passione in comune: l’arte. Declinata come pittura e come fotografia.
Un amore che le ha portate a scegliere di allestire insieme una mostra alla Galleria ‘Arca di Noesis’ a Roma Via Ostilia 3B. Un’esposizione di quadri e foto. Due forme artistiche diverse, unite però da un unico filo rosso: la voglia di esprimere il cambiamento e il bisogno di raccontare. Anche il dolore.
Virginia Aloisio, per 20 anni avvocato, in prima linea per la difesa delle donne a fianco di Tina Lagostena Bassi, capisce di voler fare la pittrice a metà degli anni ’90. All’inizio predilige le forme astratte, dai colori sfumati, pieni di luce. Senza contorni precisi. Poi, torna a parlare di donne e del loro dolore. “Ho cercato di rappresentare questo dolore – racconta Virginia – sia da un punto di vista personale, sia da un punto di vista universale, perché c’è un dolore di fondo che ci accomuna tutte”. Così sulle pareti della galleria d’arte dell’Esquilino compaiono i volti enigmatici e gli sguardi interrogativi di grandi protagoniste dell’universo femminile: da Maria a Demetra, da Violeta Parra a Cio Cio San, la madama Butterfly di Puccini; da Morgana a Lilith e Fidelma, la suora detective protagonista dei gialli storici di Peter Tremayne. Ad accomunare queste figure così diverse non sono solo i colori decisi, messi in evidenza da chiome o piccoli dettagli in nero, ma spesso anche da un cuore trafitto, che perde sangue, il simbolo del “dolore universale” di cui parla Virginia.
Per Barbara Francini, invece, tutto comincia con un regalo del padre: una Leica M4 12 che condizionerà gran parte della sua vita. Lei seguirà la strada dell’insegnamento, ma il suo cuore batterà sempre per le immagini che riesce a carpire dai suoi obiettivi 28-50-135 di cui parla con grande cura e nostalgia.
Sua musa ispiratrice è Margaret Bourke-White, una fotografa statunitense, nota per i suoi reportage durante la II guerra mondiale anche in Urss. Di origine veneziana, Barbara Francini propone nelle sue foto una Roma segreta di cui dichiara di “essere innamorata” da sempre. Ma, sfogliando i cataloghi che la riguardano, presenti in mostra, colpiscono in modo particolare le mani della madre, esule dalmata. Sono mani rugose con dita che si accavallano, come per sostenersi a vicenda e che raccontano una storia intensa, commovente, anche questa piena di dolore.